Roma, la mobilitazione social per i tremila educatori di sostegno nelle scuole: "Il Campidoglio li deve assumere"

Sono tante le voci a sostegno della protesta degli “ombrelli rossi” per chiedere che il sostegno didattico agli alunni disabili o con difficoltà venga svolto direttamente dal Campidoglio e che tutti gli operatori siano internalizzati. Sono genitori, studenti e operatori che in questi giorni stanno postando sui social i messaggi a supporto della vertenza che arriverà venerdì 16 in Comune in occasione delle votazione della delibera di proposta popolare che prevede appunto la contrattualizzazione dei circa tremila educatori di sostegno che garantiscono, tra mille difficoltà, il diritto allo studio per i ragazzi con disabilità . Le voci postate sui social sono solo una parte dei 12mila cittadini romani (le firme raccolte sono più del doppio di quelle richieste dallo Statuto e dal Regolamento)che nei mesi scorsi hanno firmato la proposta che prevede “il ritorno del servizio di inclusione scolastica degli alunni disabili alla gestione diretta del pubblico, ponendo fine al regime degli appalti ad aziende esterne”. Da più di venti anni, a Roma l’assistenza educativa agli alunni disabili – di cui la Legge 104/92 assegna la titolarità ai Comuni – è stata progressivamente trasferita in appalto alle cooperative sociali. Ancora nella prima metà degli anni 2000, nelle scuole romane erano in servizio circa 350 assistenti educativi comunali (dipendenti del Comune) ed un numero analogo di assistenti educativi culturali, cioè dipendenti dalle cooperative appaltatrici, ovviamente con condizioni molto diverse. “Gli operatori delle cooperative percepiscono un salario inferiore, soprattutto perché vengono pagati a cottimo, per ogni ora lavorata. Quando la scuola chiude, per un motivo qualsiasi, gli operatori non percepiscono nulla, e questo avviene ad ogni estate, ogni Natale, ogni Pasqua e in ogni chiusura straordinaria, come per emergenze maltempo e – come è avvenuto da marzo per la lunghissima emergenza Covid - denunciano gli operatori - In quest’ultima circostanza siamo stati messi in cassa integrazione e le cooperative (salvo sparute eccezioni) non hanno anticipato un euro e il risultato è che stiamo ancora aspettando la cassa integrazione di maggio. Vale la pena di ricordare che le cosiddette cooperative sociali sono tali per modo di dire, visto che più del 70% delle lavoratrici e dei lavoratori non sono affatto soci di queste aziende, ma semplici dipendenti”. Nel 2019, il Comitato Romano Aec ha elaborato una Proposta di Delibera di Iniziativa Popolare, ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto di Roma Capitale. La proposta verrà messa ai voti dell’Assemblea Capitolina venerdì 16 ottobre: la seduta avverrà in remoto ma davanti al Campidoglio invece saranno presenti gli operatori dell’Aec e le famiglie dei ragazzi assistiti. “Siamo rattristati dal fatto che l’Assemblea Capitolina sia costretta dall’emergenza sanitaria ad affrontare la discussione e il voto sulle Delibere di Iniziativa Popolare in modalità da remoto. Pensiamo che la discussione in presenza, con i cittadini e le cittadine in piazza, sarebbe stata una grande festa della democrazia e della partecipazione, ed anche per questo abbiamo convocato lo sciopero degli assistenti educativi. Apprendiamo che la Commissione di Garanzia, con motivazioni che riteniamo pretestuose, ha vietato – per la seconda volta in meno di un mese – il nostro sciopero. Non faremo un solo passo indietro – spiega Germano Monti del Comitato Romano Aec – E venerdì faremo lo stesso il nostro intervento all’Assemblea da remoto da Piazza del Campidoglio, fra le lavoratrici e i lavoratori che chiamiamo comunque a venire in piazza, naturalmente nel pieno rispetto delle norme antiCovid. Chiediamo anche ai Consiglieri ed alle Consigliere dell’Assemblea Capitolina non costretti alla quarantena di venire in Piazza del Campidoglio ad effettuare i loro interventi, perché si tratta di un’occasione storica per molti motivi. E’ la prima volta da anni che si discutono e si votano Delibere di Iniziativa Popolare e – per quanto riguarda quella sull’inclusione degli alunni disabili. E’ la prima volta che si offre l’occasione di chiudere una brutta pagina fatta di precariato, sfruttamento, disservizi e sperpero di denaro pubblico”.
A cura di Marino Bisso

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